SINTESI DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

  • Novembre 10, 2023
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SINTESI del CATECHISMO della CHIESA CATTOLICA

(Don Giuseppe Nuzzi)

 

DIO CREATORE

L’universo che ci circonda non può essere frutto del caso ma esiste perché originato da una Causa efficiente che è Dio. Accettare l’affermazione “l’universo è fatto dal caso” significherebbe ammettere che tutto l’universo è “inintelligibile” perché il caso corrisponde alla negazione di ogni causa efficiente e finale (= non c’è ragione, non c’è spiegazione).Una tale affermazione, come logica conseguenza, arriverebbe a negare la filosofia e la scienza anzi la stessa ragione. Dio, quindi, è la causa prima di tutti gli esseri e tutte le cose sono state create dal nulla con la sua onnipotenza. Per ogni uomo l’esistenza di Dio è una conclusione della ragione perché, riflettendo sulle cose e sull’universo, è possibile arrivare a Lui come principio e fine di tutte le cose.La ragione perciò può conoscere con certezza l’esistenza di Dio mediante un procedimento che muove dalle cose create. La Rivelazione però ci permette di fare un vero discorso su Dio (teologia) oltre l’ammissione della sua esistenza. E la Rivelazione ci presenta Dio con i suoi attributi essenziali: Semplicità, Immutabilità, Immensità, Eternità. Il primo e più grande mistero che la Rivelazione ci fa conoscere è il mistero della Trinità. Noi conosciamo l’intima vita trinitaria di Dio (Padre, Figlio, Spirito Santo) mediante la comuni-cazione che ci viene fatta da Lui stesso nella persona, nell’opera e nella parola di Gesù. Dio è uno solo ma distinto in tre persone. Nella Trinità c’è:

  • Unità e identità sostanziale delle tre Persone
  • Reale distinzione di esse e loro perfetta uguaglianza
  • Processione dello Spirito dal Padre e dal Figlio
  • Il Padre ama il suo Verbo (Figlio), e reciprocamente il Figlio ama il Padre. Padre e Figlio sono dunque principio di amore. Ora la relazione di amore, in Dio, non può essere qualcosa di accidentale (la semplicità di Dio)1): è dunque qualcosa di sussistente, è una Persona divina.

GLI ATTRIBUTI DI DIO

Semplicità

Tutte le perfezioni in Dio non si distinguono ma si identificano; Dio non è un cumulo o un insieme di perfezioni. Perciò Dio non ha ma è. Esodo 3,14: “Colui che è mi ha mandato a voi…”

Pur sapendo che in Dio le varie perfezioni non costituiscono una gerarchia perché si identificano con l’essere stesso divino, per la nostra mente finita (creata e quindi limitata), non possiamo parlare di Dio senza distinguere i suoi diversi aspetti e perciò cerchiamo tra le sue perfezioni quella che ci sembra la radice di tutte le altre: l’essere. All’essere, infatti, si riconducono tutte le doti, gli attributi, perciò diciamo che Dio è l’Essere.

Immutabilità

Dio è immutabile. Dire il contrario significherebbe che Dio cambia; acquista o perde qualcosa: ambedue cose incompatibili con la perfezione.

Immutabilità però non è da confondersi con staticità, inattività. Dio non muta, non cambia ma è attivo. Il cambiamento è reale nelle creature ma in Dio è solo relazionale. (Un oggetto a sinistra di un altro se viene spostato a destra cambia ma non cambia l’altro oggetto…)

Immensità

Dio è immenso. Significa che Dio è presente in ogni luogo e in ogni spazio. Non nel senso che Dio si estenda in ogni luogo e in ogni spazio perché l’estensione è il carattere della materia che perciò non può essere presente in Dio. Il rapporto di Dio con le cose è un rapporto con esseri spaziali ma non con un rapporto spaziale. Dire che una pagina contiene il pensiero dell’autore non significa che lo contiene spazialmente, localmente.

Eternità

Dio è eterno. Significa che Dio è sempre presente senza passato e senza futuro. L’eternità è il durare dell’essere immutabile. Il tempo è il durare delle cose. Negli esseri mutabili c’è un prima e un dopo, un succedersi di momenti: un durare. In Dio l’eternità è un durare successivo. Per questo suo essere presente nell’eternità Dio sa tutto perché vede tutto nel suo essere presente: in Dio è presente anche quello che nel tempo è futuro o passato.

IL CREATO

L’origine e il fine del mondo e dell’uomo sono questioni decisive per il senso e l’orientamento della nostra vita e del nostro agire. Il Genesi, primo libro della Bibbia, ci parla delle origini dell’universo. Per ben interpretare la storia delle origini, secondo la Bibbia, bisogna tener presente che si tratta di una storia popolare cioè senza pretese letterarie o scientifiche e che il genere letterario con cui è scritta riflette la mentalità, la cultura e la lingua semitica. La creazione del mondo è un atto di amore di Dio. Solo Dio può creare cioè far esistere dal nulla. Tutto ciò che Dio ha creato è buono… ”e vide Dio che ciò era buono”.

Dalla narrazione del Genesi possiamo conoscere che:

  • Dio crea per sua libera volontà, dal nulla, tutte le cose (cielo e terra) e tutto ciò che ha creato è emanazione della sua bontà verso l’uomo.
  • Nel susseguirsi dei “sei giorni” la Bibbia vuole insegnarci che nella creazione c’è una gerarchia delle creature e l’uomo è il vertice dell’opera della creazione.
  • Tra tutte le creature, per il fatto che hanno tutte il medesimo creatore, esiste una “solidarietà”. (Cantico delle creature).
  • Tutte le creature materiali sono in funzione del bene del genere umano.
  • Tutta la creazione è fatta in vista del Sabato,2) quindi il culto è inscritto nell’ordine della creazione. (Ci ricorda che deve esserci un giusto ordine delle nostre preoccupazioni umane).

L’UOMO

Vertice della creazione visibile è l’uomo fatto ad “ immagine di Dio”. L’uomo ha da Dio il potere di dominare su tutti gli altri esseri inferiori: animali, piante, terra. Solo l’uomo è chiamato da Dio ad essere suo collaboratore nel dominare sulla creazione. Dominare la terra non implica che il suo dominio possa tradursi in dittatura ma significa che deve esercitare il lavoro di far crescere la creazione senza abusarne. Il lavoro umano è una vera vocazione dell’uomo che è anche strumento di santificazione. La vera ecologia cristiana sa conciliare e far convivere la superiorità dell’uomo e l’amore e il rispetto per la natura, creata da Dio.

UOMO-DONNA

La Bibbia dice che Dio creò l’uomo e subito aggiunge che li creò maschio e femmina. Questo implica:

  • Che la natura umana è differenziata non solo con il corpo ma anche nell’anima.

Quindi la natura umana comprende individui uomini e individui donne.

  • Pari dignità.

Nella creatura umana tra uomo e donna è inerente, per sua natura, la pari dignità, quindi si esclude qualunque superiorità ontologica.

  • Sponsalità

I due sono fatti per completarsi a vicenda e per essere in grado di procreare.L’ordine creato da Dio e la legge naturale sono in contrasto con i cosiddetti “matrimoni” tra persone dello stesso sesso.

  • Ad immagine e somiglianza di Dio

In quali caratteristiche dell’uomo troviamo questa immagine e somiglianza di Dio? Alcune sono di tipo esterno, come il fatto che l’uomo è stato destinato da Dio a comandare sulla Creazione, come rivela la Genesi: “Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra»”. (2)

 Altre caratteristiche riguardano la natura dell’essere dell’uomo: la principale è che l’uomo, a differenza delle cose e degli animali, possiede un’anima con facoltà spirituali -cioè non materiali- che la caratterizzano, che sono l’intelletto e la volontà. Queste facoltà permettono all’uomo di prendere decisioni morali, cioè, che vanno d’accordo con la regola delle buone abitudini umane, permettendogli che si relazioni con le altre persone.

Ma la capacità maggiore dell’uomo di assomigliare a Dio è radicata nella sua disposizione, unica tra le creature di Dio, di ricevere nella sua anima qualcosa che non appartiene alla sua propria natura, motivo per il quale si dice che riceve in forma soprannaturale; è una partecipazione reale ed effettiva della stessa vita di Dio, un germe di vita divina innestato nell’anima e destinato a crescere, che riceve il nome di grazia santificante.

EDEN

L’uomo, creato dal suolo (ordine naturale) viene posto in un altro luogo (ordine soprannaturale): luogo di delizia (= Eden). Dio diede all’uomo, attraverso la grazia, un dono, un regalo soprannaturale, che non aveva nella sua natura creata, permettendogli di avere una partecipazione della natura divina. In questo modo l’uomo viveva in piena armonia con Dio nel luogo tanto speciale dove si svolgeva quella relazione intima del Creatore con la sua creatura, l’Eden, godendo di uno stato che i teologi denominano di giustizia originale.

Oltre a ciò, la vita nell’Eden dei primi uomini si caratterizzava anche per una felicità incomparabile, dovuta ad altri doni soprannaturali (preternaturali) che avevano ricevuto da Dio, che li aveva destinati a non conoscere il dolore e la sofferenza, a non morire, ad avere una conoscenza infusa, data da Dio stesso, di molte verità naturali e soprannaturali, e ad avere, mediante il chiamato dono di integrità, un dominio perfetto sulle tendenze sensitive che si oppongono alle riflessioni dell’intelletto ed alle risoluzioni della volontà. Tutto questo fu perduto per il peccato dei protoparenti.

IL PECCATO ORIGINALE

Con lo stile narrativo caratteristico dei primi tre capitoli del Genesi ci viene descritto il peccato originale. Le verità che emergono da questa narrazione particolare sono:

  • I progenitori del genere umano, sedotti dal demonio, hanno disobbedito ad un preciso comando del Creatore.
  • La disobbedienza fu causata dalla superbia (= voler essere come Dio).
  • Perdita dell’innocenza e inizio della “concupiscenza”:
  1. – Immediata perdita della somiglianza divina con tutti i suoi doni preternaturali e soprannaturali:
  2. il parto comporterà dolore
  3. il lavoro sarà caratterizzato da fatica e sofferenza
  4. la malattia con ogni genere di dolore
  5. la morte (da cui era esentato)
  6. – La natura umana (che resta) è danneggiata, decaduta (lapsa).Dopo la disobbedienza Dio maledice il serpente e lo condanna senza appello. Condanna quello che hanno fatto l’uomo e la donna ma apre a loro la possibilità di rientrare nella sua amicizia e vicinanza pronunziando una parola di speranza che è una promessa e un impegno: “Metterò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme e il seme di lei: esso ti schiaccerà il capo” (Protoevangelo).

REDENZIONE

Il piano di Dio prevedeva che l’uomo, creato buono e dotato dello stato di giustizia originale, perseverasse nell’obbedienza alla legge di Dio fino ad essere un giorno assunto nella gloria eterna del cielo.Con il peccato tutto sembra perduto. Ma Dio non cambia il suo piano salvifico; lo realizza in modo nuovo: attraverso l’Incarnazione, vita, passione, morte, risurrezione e ascensione di Cristo, suo Figlio. Per meglio capire questa situazione usiamo un paragone.

Il peccato si può paragonare alla vendita di uno schiavo. L’uomo per non servire Dio, si vende schiavo del peccato. Se uno vuole riprendere possesso di uno che è venduto come schiavo, non può fare altro che ricomprarlo. Cristo ci ricompra (redimere in latino = ricomprare), ci riscatta dal peccato, dalla morte, da Satana. Il prezzo pagato da Dio per ricomprarci è il sangue (= vita) cioè la vita del Signore Gesù. In Gesù, non essendo un uomo come gli altri, ma un Dio fatto uomo in un’unica Persona, le sue azioni acquistano un valore infinito per cui la sua opera di redenzione supera ogni confine di tempo e di spazio.

GESU’

Nel corso dei secoli Dio ha mantenuto vivo nel popolo di Israele, attraverso la parola dei profeti, il desiderio del Messia (= il Salvatore). E quando venne la pienezza del tempo il Verbo, la seconda persona della Trinità, si fece uomo (Incarnazione) nel grembo di Maria per riconciliarci con Dio e renderci partecipi della sua divinità facendoci suoi figli. Gesù nasce a Betlemme di Giuda, in Palestina, sotto l’imperatore Ottaviano Augusto. Sua Madre si chiama Maria, e suo padre (legale) è Giuseppe, della stirpe di David. Ancora bambino, deve fuggire in Egitto perché minacciato da Erode che temeva di avere in lui un rivale. Tornato in patria sotto Archelao che gli era succeduto, si stabilisce a Nazaret, cittadina della Galilea, dove dimora fin verso i 30 anni; per poi iniziare la sua vita pubblica. Gesù predicava con parole semplici e alla portata di tutti. Si fermava nelle strade e nelle piazze ma anche sulle barche dei pescatori e in cima alle montagne per raccontare delle storie, dette parabole. Nella sua predicazione Gesù si focalizza sull’annuncio del Regno dei Cieli e sull’amore al prossimo. Malvisto e perseguitato dai capi del popolo e, tradito da uno dei suoi discepoli, è condannato dal sinedrio. Eppure, Maestro itinerante, era stato seguito e ascoltato da folle immense, da lui beneficate anche con prodigi. Muore crocifisso a Gerusalemme sotto l’imperatore Tiberio e il procuratore romano Ponzio Pilato. Era un venerdì, vigilia di Pasqua (Ebraica), forse il 7 aprile del 30. Con il mistero dell’Incarnazione Gesù, restando vero Dio diventa anche vero uomo: la sua natura umana è stata assunta dalla Persona divina del Figlio di Dio. Nella sua vita Gesù tutto quello che fece ed insegnò, dal principio fino al giorno del suo ritorno in cielo, è illuminato dal mistero della sua Incarnazione e della sua Pasqua. Ha fondato la Chiesa mediante la quale continua la sua missione redentrice; e ora se ne attende il ritorno alla fine dei tempi come Giudice universale, Re glorioso di un’umanità purificata e felice.

 I VANGELI

Sono quattro i vangeli che ci parlano di quello che Gesù ha detto e fatto (Matteo, Marco, Luca e Giovanni).

I primi tre sono detti “sinottici” perché sono talmente simili tra loro che se fossero scritti in colonne parallele potrebbero essere colti con un solo colpo d’occhio. La coincidenza dei contenuti e persino la formulazione delle frasi è spiegata da una dipendenza tra loro e da fonti comuni. Gli studiosi hanno avanzato diverse ipotesi al riguardo. La più condivisa ritiene che Matteo e Luca dipendano essenzialmente da Marco e da una raccolta di “parole di Gesù”. Alcuni parlano anche di un primo Vangelo di Matteo in aramaico. Il Vangelo di Giovanni, l’ultimo in ordine di tempo, presenta un’impostazione autonoma della vicenda di Gesù e del mistero della sua persona. Il quarto vangelo è attribuito a San Giovanni: numerosi tratti caratteristici lo distinguono dagli altri vangeli. Contengono miracoli che gli altri ignorano (il miracolo di Cana – La risurrezione di Lazzaro);lunghi discorsi (come quello che segue la moltiplicazione dei pani);una più evoluta cristologia. 

Marco    Giovanni   Luca    Matteo  

La coincidenza dei contenuti e persino la formulazione delle frasi è spiegata da una dipendenza tra loro e da fonti comuni. Gli studiosi hanno avanzato diverse ipotesi al riguardo. La più condivisa ritiene che Matteo e Luca dipendano essenzialmente da Marco e da una raccolta di “parole di Gesù”. Alcuni parlano anche di un primo Vangelo di Matteo in aramaico. Il Vangelo di Giovanni, l’ultimo in ordine di tempo, presenta un’impostazione autonoma della vicenda di Gesù e del mistero della sua persona.

Da non dimenticare che i vangeli non sono una biografia ( = la vita ) di Gesù e per capire “come si sono formati” bisogna tenere presente che quasi tutto il loro contenuto prima di essere stato messo per iscritto era trasmesso oralmente attraverso la predicazione degli apostoli che annunziavano essenzialmente la morte redentrice di Gesù e la sua risurrezione. Inizialmente la predicazione orale degli apostoli era rivolta agli Ebrei ai quali bisognava provare che Gesù era sicuramente il Messia annunziato dai profeti e il nucleo essenziale di quella catechesi era:

  • Il Battesimo di Gesù nel quale riceve lo Spirito Santo
  • La sua crocifissione seguita dalla risurrezione
  • Le apparizioni ai discepoli

Molto presto le comunità hanno sentito il bisogno di mettere per iscritto, almeno in parte, ciò che ascoltavano nella predicazione orale degli apostoli, sia per poter ritornarci sopra con più agio, sia per formare, così, più facilmente i nuovi predicatori. Sorsero delle piccole collezioni di detti e fatti di Gesù che poi furono sviluppate in forma più organica. Possiamo vedere questo itinerario di redazione nelle parole di san Luca che descrive proprio come lui ha scritto il suo vangelo:

 “Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto” (Lc 1,1-4)).

La breve prefazione dell’evangelista testimonia le tre fasi su indicate: all’inizio gli eventi della storia di Gesù (“gli avvenimenti successi tra di noi”), poi la predicazione degli apostoli (“testimoni fin da principio”), quindi, in seguito a vari tentativi parziali, l’opera di ricerca e di redazione dell’evangelista, tenendo presente la situazione e le esigenze dei lettori (“perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”).

ISPIRAZIONE

Nei Vangeli riscontriamo delle formule divenute tecniche: “sta scritto”; “è scritto”; “la Scrittura dice”. Queste espressioni significano che Dio ha comunicato mediante lo scritto di un profeta la tal cosa, la quale, dal momento che è stata detta da Dio, doveva infallibilmente avverarsi e perciò si è avverata.

2 Tim 3,16: ”Tutta la scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere…”

Con queste parole S. Paolo esorta il suo discepolo Timoteo a perseverare nella vera dottrina che ha imparato sin da fanciullo dalla S. Scrittura, la quale è capace di guidarlo alla salvezza perché essa ha origine da Dio.

La Scrittura è utile perché divinamente ispirata ( ϑεόπνευϭτος= soffiato, ispirato da Dio)

L’argomento di S. Paolo è questo: volendo mettere in rilievo i meravigliosi effetti che produce la S. Scrittura, egli parte da un fatto indiscutibile fra i cristiani e gli ebrei: la sua origine divina; la S. Scrittura produce molti e grandi vantaggi appunto perché essa è effetto del soffio di Dio, cioè dell’ispirazione divina.

2 Pt 1,19-21: “Abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in luogo oscuro… Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi dallo Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio”.

S. Pietro afferma qui direttamente l’origine divina della Sacra Scrittura come fatto indiscutibile e nega l’origine umana della medesima.

Concludendo possiamo affermare che sia dai dati dell’A.T. come da quelli del N.T. risulta con tutta certezza che tanto gli Ebrei quanto i Cristiani, Gesù e gli Apostoli, attribuivano un’origine divina. I documenti biblici, dunque, considerati anche solo come documenti storici di fede, ci presentano Gesù e gli Apostoli, rivestiti di autorità divina, che ritengono divinamente ispirati i libri della Bibbia.

Che cos’è l’ISPIRAZIONE?

L’Ispirazione può essere definita un influsso carismatico mediante il quale Dio, (causa principale), eleva ed applica le facoltà dell’agiografo, (causa strumentale) affinché questi scriva tutto quello e solo quello che Dio vuole che sia scritto e poi consegnato alla Chiesa. Il risultato finale dell’Ispirazione è il libro ispirato.

Dell’azione del suo duplice autore il libro ispirato presenta le impronte molto visibili, delle quali alcune sono comuni ad ambedue, altre sono proprie di ciascuno. Se Dio è autore della Sacra Scrittura, questa deve essere parola di Dio ed essendo Dio infallibile, anche la sua parola è immune da ogni errore.

In ogni libro della Sacra Scrittura si ritrova la personalità dell’agiografo con tutte le sue qualità, pregi e difetti (ad esclusione solo di ciò che si oppone alla verità e santità di Dio). L’agiografo, infatti, sotto l’azione divina (=ispirazione) fa uso delle proprie facoltà e potenze in modo tale, che dal libro composto per opera sua tutti possano facilmente raccogliere l’indole propria di lui (stile, psicologia, cultura, tempo in cui è vissuto, comunità e condizioni di vita in cui si è trovato…)

Tutto questo perché l’agiografo, sotto l’ispirazione si comportava come se lavorasse con le sole sue forze naturali (consultava documenti, raccoglieva materiali diversi e li adattava al suo scopo).

Le prerogative della S. Scrittura, in quanto parola di Dio scritta, sono la verità e la santità. La verità esclude l’errore logico non lo sbaglio materiale dovuto all’imperizia dell’agiografo.

INERRANZA IN MATERIA SCIENTIFICA

I rapporti tra Bibbia e Scienza si fondano su principio che la Bibbia NON ha lo scopo di dare insegnamenti di natura scientifica. Di fatti, lo scopo per il quale Dio ci ha dato la Bibbia è di insegnare la via che conduce alla salvezza; non si deve quindi considerare come un testo di scienze naturali.

LA CHIESA

Gesù ha compiuto la redenzione e solo attraverso Lui gli uomini sono riscattati e riconciliati col Padre.  L’uomo può tornare gradito a Dio e diventare suo figlio ed erede solo attraverso Cristo. Ed è proprio Gesù che ci ha insegnato in quale modo gli uomini possono unirsi a Lui e salvarsi. Avrebbe potuto da sé donare la salvezza a tutti gli uomini “ma volle farlo per mezzo di una chiesa visibile…” (Pio XII Enc. Mystici Corporis) cioè volle che l’unione a sé e la salvezza fossero realizzabili non individualmente ma socialmente. La Chiesa, infatti, non è altro che il Regno di Dio sulla terra ed è la continuatrice di Cristo, anzi in certo senso, è Cristo stesso che continua la sua presenza nella storia. La Chiesa è segno e strumento di un piano divino nel mondo e per questo è un mistero che supera il semplice insieme di uomini, riti e dottrine; se così fosse, non sarebbe un articolo di fede: “ Credo nella santa Chiesa…”. La Chiesa è incaricata di fare quello che faceva Gesù: insegnare, santificare. L’insieme dei fedeli costituiscono una vera società che perciò non può mancare di una sua struttura e organizzazione. Fin dall’inizio i “Dodici” sono presentati come forniti di poteri e autorità: ”Come il Padre ha mandato me, io mando voi”. Lo stesso libro degli Atti degli Apostoli ci presenta la Chiesa primitiva come organizzata e sotto l’autorità degli Apostoli che insegnano, santificano, governano con autorità incontestata. Successori degli Apostoli sono i Vescovi che costituiscono l’ininterrotta successione apostolica e ogni Vescovo è il garante dell’autenticità cristiana di una Chiesa. Tutti i Vescovi, come successori degli Apostoli, costituiscono un collegio al quale presiede il papa, successore di Pietro. Il Collegio Episcopale non ha autorità se non insieme con il Romano Pontefice e l’autorità del Papa non è condizionata dal Collegio Episcopale.Tra i Vescovi, il Vescovo di Roma, il pontefice, ha una posizione del tutto speciale. Gesù, capo del gruppo apostolico, in diverse occasioni ha mostrato di voler preparare un capo che facesse le sue veci quando Egli non fosse stato più sulla terra.

13 Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14 Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15 Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». 16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17 E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18 E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo (Mt 16,13-20). Con queste parole Gesù spiega in cosa consiste quello che noi chiamiamo “il personale primato di Pietro”: potestà suprema sulla Chiesa di Cristo. L’autorità di Pietro deriva da Gesù stesso e viene trasmessa per legittima successione; non può derivare dai fedeli o essere da essi condizionata.      L’autorità della Chiesa è triplice: magisteriale, sacramentale e giurisdizionale.       Il Papa o il vescovo è maestro, sacerdote e pastore, quindi, deve insegnare la dottrina, santificare con i sacramenti e guidare i fedeli con disposizioni e provvedimenti. Sappiamo che la fede è fondamento della vita cristiana, perciò tra i doveri dell’episcopato quello fondamentale è quello di insegnare e conservare l’autentica dottrina cristiana. Tenendo conto di quanto appena detto e del fatto che la Chiesa è Cristo stesso, ne deriva che la Chiesa è fornita del carisma dell’infallibilità. Il carisma dell’infallibilità riguarda collettivamente i vescovi e personalmente il Papa come successore di Pietro. Ma precisamente cosa intendiamo quando diciamo che il Papa è con la parola “infallibile”? Significa che quando il Pontefice insegna “ex cathedra” (cioè impegnando la sua suprema autorità apostolica e rivolgendosi a tutti i cristiani) ha un’assistenza particolare di Dio nel definire per tutta la Chiesa una dottrina di fede e di morale.3) Le caratteristiche essenziali della Chiesa sono unità, santità, cattolicità, apostolicità.

UNITA’

Unità non significa uniformità. La Chiesa di Cristo è una nella fede, nel culto e nel vincolo della comunione gerarchica pur nelle differenze di riti, di disciplina, di consuetudini.

SANTITA’

La Chiesa è santa per il fine che consegue, per i mezzi con cui lo persegue (i sacramenti), per la dottrina che predica e per le azioni che promuove.

CATTOLICITA’

Questa caratteristica della Chiesa è una conseguenza logica del disegno universale di salvezza di Dio. La Chiesa è cattolica nel senso che è destinata a tutta l’umanità: è universale.

APOSTOLICITA’

La Chiesa è apostolica perché fondata dagli apostoli e sulla loro predicazione e guidata dai loro successori che con la loro ininterrotta successione continuano a trasmettere la dottrina e il governo.

LA MADONNA

Nella Chiesa spetta un posto speciale a Maria Vergine. Anche Lei, in quanto redenta, fa parte di essa. L’origine di ogni dignità e eccellenza della Madonna è certamente la sua divina maternità. Mt 1,16: “Maria dalla quale è nato Gesù, detto Cristo”: tutto dipende da questa verità.

Madre di Dio

La Madonna ha generato il Cristo dandogli la natura umana. Ma Cristo è una persona divina. Ora siccome tutto ciò che lo riguarda si riferisce alla persona e non alla natura, si può dire che Maria avendo dato la natura umana al Verbo, ha generato uno che è Dio: Mater Dei.

Immacolata

“Rallegrati,piena di grazia”(Lc 1,28). Non potrebbe essere nella pienezza di grazia se vi fosse anche solo l’ombra del peccato! La Madonna è stata preservata da ogni forma di peccato (originale e personale) fin dal primo istante del concepimento.

Sempre Vergine

Come è possibile? Non conosco uomo(Lc 1,34) è il fondamento biblico del dogma della Verginità perpetua della Madonna: questo suo privilegio è intimamente connesso al dogma della Divina Maternità.

Assunta

Questo dogma insegna che la Madonna, al termine della sua vita terrena, è stata assunta in cielo in anima e corpo e trova il suo fondamento biblico in Ap12,1:” Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”.

Maria, essendo senza peccato, non poteva morire come moriamo noi peccatori ma si è trattato di un gioioso passaggio alla vera vita e, quindi, non ha conosciuto la degradazione del suo corpo che è stato glorificato con l’anima in cielo.

Il culto mariano

Profeticamente la Madonna ha previsto il culto che le sarebbe stato attribuito nel corso dei secoli ed in ogni epoca quando disse: ”Tutte le generazioni mi chiameranno beata”. (Lc 1,48) La devozione mariana è in sé sana e costitutiva della vita spirituale cristiana integra anche se bisogna vigilare su possibili esagerazioni.

I SACRAMENTI

La Chiesa, attraverso i Sacramenti, rende a Dio, per mezzo di Cristo, il culto divino o Liturgia. I Sacramenti sono segni e atti di culto attraverso i quali Dio dona la sua grazia alla Chiesa e Cristo continua la sua presenza salvifica tra gli uomini. Sono anche il modo più comune e ordinario di vivere la fede da parte dei membri della Chiesa.

Sacramento in genere

Con la parola sacramento intendiamo un segno visibile che indica, rimanda ad una realtà invisibile. I Sacramenti sono segni visibili della grazia che non solo indicano ma che effettivamente producono, conferiscono. Sono sette, istituiti da Gesù e costituiscono anche il modo più comune e ordinario di vivere la fede. Per la loro validità è necessario che vi sia la materia, la forma e il ministro.

BATTESIMO

Il Battesimo è il sacramento che ci introduce alla vita di comunione con Dio e ci fa entrare a far parte della Chiesa. Battesimo (da βαπτίζω = immergene nell’acqua) è la purificazione dell’uomo da ogni peccato.

CRESIMA o Confermazione è il sacramento che conferma e suggella la consacrazione e gli impegni del Battesimo.

ORDINE

E’ il sacramento per mezzo del quale il ministero apostolico che Cristo ha trasmesso agli Apostoli si perpetua nella Chiesa fino alla fine dei tempi. Il battezzato che riceve l’Ordine è abilitato ad agire come rappresentante di Cristo nella sua triplice funzione; sacerdotale, profetica e regale.

PENITENZA

Il sacramento della Penitenza ci dona il perdono dei peccati e ci riconcilia con Dio e con la Chiesa.

EUCARESTIA

Il sacrificio di Cristo sul calvario ha consumato l’opera della redenzione.             Si tratta ora di applicare ai singoli il frutto della redenzione: questo avviene attraverso i sacramenti che ci fanno partecipare o ci fanno perfezionare nella vita stessa di Cristo (Grazia). Uno dei sette sacramenti, l’Eucarestia, ci partecipa Cristo nell’atto stesso del suo supremo sacrificio per cui nell’Eucarestia è presente Cristo stesso in persona. L’Eucarestia è indissolubilmente unito alla Messa.

MESSA

La Messa è lo stesso sacrificio della Croce reso presente sacramentalmente sui nostri altari. L’identità della Messa con il sacrificio della Croce rende la Messa di valore oggettivo infinito. Ha invece un frutto soggettivo partecipato perché dipendente dalle disposizioni del soggetto.

 

I fini della Messa sono gli stessi fini del sacrificio della Croce:  

  1.  Glorificazione di Dio
  2.  Ringraziamento a Dio
  3.  Espiazione e Propiziazione
  4.  Impetrazione

    Le finalità di Glorificazione e Ringraziamento (n° 1 e 2) vengono sempre raggiunti pienamente e infallibilmente perché non sono soggetti alle disposizioni di chi riceve i sacramenti. In nessun modo, quindi, l’uomo può più degnamente assolvere il suo dovere di religione, che partecipando al sacrificio della Messa. Nessuna cosa glorifica e ringrazia (n° 1 e 2) Dio più di una Messa. Nessuna cosa ha in sé maggiore efficacia per ottenere all’uomo l’aiuto divino, che una Messa.

UNZIONE INFERMI

La vita umana è stata sempre messa alla prova da gravi problemi e tra questi i più gravi sono la sofferenza e la malattia. Nella malattia l’uomo fa l’esperienza della propria impotenza, dei propri limiti e della propria finitezza. Ogni malattia può farci intravvedere la morte. Cristo invita i suoi discepoli a seguirlo e seguendolo, assumono un nuovo modo di vedere la malattia e i malati. Gesù li associa alla sua vita e li rende partecipi del suo ministero di compassione e di guarigione: «E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano» (Mc 6,12-13).                  La Chiesa, perciò, celebrando il sacramento dell’Unzione degli infermi continua l’opera di Cristo confortando coloro che sono provati dalla malattia.

MATRIMONIO

Il patto con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento.  Le doti essenziali del matrimonio sono:

      1. UNITA’
      2. INDISSOLUBILITA’

           UNITA’ – Il matrimonio è l’unione di uno con una.

           INDISSOLUBILITA’ – Il matrimonio, per sua natura, richiede la donazione totale con esclusione di ogni ipotesi o condizione contraria. (Il divorzio è la negazione della natura stessa del matrimonio: è negare all’uomo la capacità di donazione totale). La grazia propria del sacramento del Matrimonio è destinata a perfezionare l’amore dei coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile. In virtù di questa grazia essi « si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale, nell’accettazione e nell’educazione della prole ».

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  1. Tutte le perfezioni in Dio non si distinguono ma si identificano; Dio non è un cumulo o un insieme di perfezioni. Perciò Dio non ha ma è.
  2. Orazione dopo la prima lettura della Veglia Pasquale
  3. Quindi solo se parla di fede o di morale non di altri argomenti e parla come maestro di tutta la Chiesa.
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