CONVOCAZIONE DIOCESANA

10, 11 e 12 Ottobre 2022

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PRIMI APPROCCI alla

COSTITUZIONE LITURGICA

del 4-12-1963

Erano trascorsi solo pochi mesi dalla pubblicazione della Costituzione Liturgica del Concilio Vaticano II, quando mi fu assegnato, ancora studente di teologia, di scrivere una breve riflessione sulla

“Liturgia e la nuova Costituzione Liturgica”

 

Introduzione allo spirito della liturgia”

di Joseph Ratzinger. E’ un testo importante per gli addetti ai lavori e per tutti i laici interessati e desiderosi di comprendere meglio il significato e le finalità della liturgia).

“…L’uomo non può <<farsi>> da sé il proprio culto; egli afferra solo il vuoto, se Dio non si mostra…. Ma la vera liturgia presuppone che Dio risponda e mostri come noi possiamo adorarlo. Essa implica una qualche forma di istituzione. Essa non può trarre origine dalla nostra fantasia, dalla nostra creatività, altrimenti rimarrebbe un grido nel buio o una semplice autoconferma… Di questa non arbitrarietà del culto vi sono nell’Antico Testamento numerose e impressionanti testimonianze. In nessun altro passo, però, questo tema si manifesta con tanta drammaticità come nell’episodio del vitello d’oro (o meglio, del torello).

Questo culto, guidato dal sommo sacerdote Aronne, non doveva affatto servire un idolo pagano. L’apostasia è più sottile. Essa non passa apertamente da Dio all’idolo, ma resta apparentemente presso lo stesso Dio: si vuole onorare il Dio che ha condotto Israele fuori dall’Egitto e si crede di poter rappresentare in modo appropriato la sua misteriosa potenza nell’immagine del torello. In apparenza tutto è in ordine e presumibilmente anche il rituale procede secondo le prescrizioni. E tuttavia è una caduta nell’idolatria. Due cose portano a questo cedimento, inizialmente appena percettibile. Da una parte la violazione del divieto delle immagini: non si riesce a mantenere la fedeltà al Dio invisibile, lontano e misterioso. Lo si fa scendere al proprio livello, riducendolo a categorie di visibilità e comprensibilità. In tal modo il culto non è più un salire verso di lui, ma un abbassamento di Dio alle nostre dimensioni: Egli deve essere lì dove c’è bisogno di Lui e deve essere così come si ha bisogno di Lui. L’uomo si serve di Dio secondo il proprio bisogno e così si pone in realtà al di sopra di lui. Con ciò si è già accennato alla seconda cosa: si tratta di un culto fatto di propria autorità. Se Mosè rimane assente a lungo e Dio diventa quindi inaccessibile, allora lo si porta al proprio livello. Questo culto diventa così una festa che la comunità si fa da sé; celebrandola, la comunità non fa che confermare se stessa… La danza intorno al vitello d’oro è l’immagine di questo culto che cerca se stesso, che diventa una sorta di banale autosoddisfacimento. La storia del vitello d’oro è un monito contro un culto realizzato a propria misura e alla ricerca di se stessi, in cui in definitiva non è più in gioco Dio, ma la costituzione, di propria iniziativa, di un piccolo mondo alternativo. Allora la liturgia diventa davvero un gioco vuoto. O, ancor peggio, un abbandono del Dio vivente camuffato sotto un manto di sacralità. Ma alla fine resta anche la frustrazione, il senso di vuoto. Non c’è più quell’esperienza di liberazione che ha luogo lì dove avviene un vero incontro con il Dio vivente.”

Ogni vera Comunità cristiana sa celebrare la Liturgia in modo vivo e partecipato.

“…nella Celebrazione eucaristica, le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà. …La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, nè del celebrante nè della comunità nella quale si celebrano i Misteri…Il sacerdote che celebra fedelmente la Messa secondo le norme liturgiche e la comunità che a queste si conforma dimostrano, in un modo silenzioso ma eloquente, il loro amore per la Chiesa”. (Ecclesia de Eucharistia n. 52)

 

 

GRAVI ABUSI NELLA LITURGIA

In questi giorni circolano su facebook video di celebrazioni liturgiche a dir poco discutibili; io le definirei oscene, dissacratorie o addirittura sacrileghe! Nulla da ridire su liberi adattamenti previsti dalle leggi liturgiche ma…“est modus in rebus”.Per chi è attento e sensibile a voler fare le cose come la Chiesa insegna per il bene delle nostre anime suggerisco di leggere quanto segue, tratto da un testo recente di Teologia dogmatica cattolica dal titolo “La Verità è sintetica” di Mauro Gagliardi.
Sono parole che ci aiutano a capire il significato e il valore della preghiera liturgica e a non cadere nell’errore di sentirci noi gli autori della Liturgia contro i quali Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium n. 94 si riferisce parlando con parole forti  di “mondanità spirituale”.