LA SACRA SCRITTURA

  • Per “Sacra Scrittura” si intende il complesso di quei libri che, scritti sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore, e come tali furono trasmessi alla Chiesa.

La “Sacra Scrittura” è designata comunemente col nome di Bibbia che in greco (βιβλία)  significa “i libri”.

L’intera collezione biblica si divide in due parti, dette:

Antico Testamento  ( A. T.) – Contiene gli scritti composti prima della venuta di Gesù (46 libri).

Nuovo Testamento   ( N. T.) – Contiene i libri scritti durante il I secolo dopo Cristo ( 27 libri).

Testamento significa Patto, Alleanza.

Tutta la Bibbia, benché molto varia per gli autori che l’hanno scritta e per la materia che contiene presenta una mirabile unità. Essa, infatti, è la storia del Salvatore, preannunziato nell’A. T. e testimoniato dagli Apostoli nel Nuovo.

INTRODUZIONE ALLA SACRA SCRITTURA

L’introduzione allo studio della Bibbia è duplice:

generale : studia le questioni che riguardano tutti i libri che compongono la Bibbia;

speciale :  studia  gli  aspetti  particolari di  ciascun libro (il contenuto,   l’autore umano,  circostanze di tempo, luogo ecc.)      

    

   ISPIRAZIONE

Gesù e gli Apostoli attribuiscono alle Sacre Scritture un’autorità incontestabile.

Tutto ciò che in esse è scritto è infallibilmente vero e deve infallibilmente verificarsi (Mt. 21,42-45; 26,31.54.55); Lc. 24,44;Gv. 5,39; 10,35; Gal. 3,10).

Il motivo per cui attribuiscono alle scritture una tale autorità è che esse hanno origine da Dio tramite un agiografo.

Conseguenza di questa divina origine dei libri biblici è che essi contengono e sono la parola di Dio (Mc. 7,13; Rom. 3,2) comunicata però non a voce ma per iscritto ( perciò sacra Scrittura).

Questa dottrina la riscontriamo come riepilogata nelle formule divenute tecniche: “sta scritto” – “è scritto” – “la Scrittura dice”, le quali significano che Dio ha comunicato mediante lo scritto di un profeta la tal cosa, la quale, dal momento che è stata detta da Dio, doveva infallibilmente avverarsi e perciò si è avverata.

PARTICOLARE IMPORTANZA DI DUE PASSI

2 Tim. 3,16

S. Paolo esorta il suo discepolo Timoteo a perseverare nella vera dottrina che ha imparato sin da fanciullo dalla S. Scrittura, la quale è capace di guidarlo alla salvezza perché essa ha origine da Dio. Ecco il testo: “Tutta la scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere …”

Notare: La Scrittura è utile perché divinamente ispirata ( θεόπνευστος = soffiato, ispirato da Dio ).

L’argomento di S. Paolo è questo: volendo mettere in rilievo i meravigliosi effetti che produce la Sacra Scrittura, egli parte da un fatto indiscutibile fra i cristiani e gli ebrei: la sua origine divina. La Sacra Scrittura produce molti e grandi vantaggi appunto perché essa è effetto del soffio di Dio, cioè dell’ispirazione divina.

2 Pt. 1,20

“Abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in luogo oscuro…Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi dallo Spirito santo parlarono quegli uomini da parte di Dio”.

S. Pietro dunque afferma qui direttamente l’origine divina della Sacra Scrittura come fatto indiscutibile e nega l’origine umana della medesima.

Concludendo possiamo affermare che dai dati dell’A. T. come da quelli del N. T. risulta con tutta chiarezza e certezza che tanto gli Ebrei quanto i cristiani, Gesù e gli Apostoli, attribuivano un’origine divina ai libri dell’A. T.

ISPIRAZIONE DEL N. T.

2 Pt. 3,15.16

S. Pietro mette le lettere di S. Paolo sullo stesso livello delle altre Scritture dellA. T.: dunque attribuisce loro la stessa autorità.

L’accettazione o il rifiuto delle lettere di S. Paolo non è cosa indifferente.

Non si potrebbe condizionare la salvezza alle parole di un uomo se questo non si trovasse in condizione di non sbagliare.

I documenti biblici, dunque, considerati anche solo come documenti storici degni di fede, ci presentano Gesù e gli Apostoli, rivestiti di autorità divina, che ritengono divinamente ispirati i libri della Bibbia.

NATURA DELL’ISPIRAZIONE

L’Ispirazione può essere definita:

un influsso carismatico mediante il quale Dio, causa principale, eleva ed applica le facoltà dell’agiografo, causa strumentale, affinché questi scriva tutto quello e solo quello che Dio vuole che sia scritto e poi consegnato alla Chiesa.

Perciò l’Ispirazione nell’agiografo è:

  • luce alla mente perché intenda secondo verità
  • mozione della volontà perchè si determini   a scrivere
  • assistenza alle facoltà esecutive sia psichiche che fisiche.

ISPIRAZIONE TERMINATIVA

Il risultato finale dell’Ispirazione è il libro ispirato.

Il libro ispirato presenta le impronte molto visibile dell’azione del suo duplice autore.

Alcune impronte sono comuni ad ambedue, altre sono proprie di ciascun autore.

IMPRONTE COMUNI

L’Ispirazione, considerata nel libro ispirato non può ammettere gradazioni diverse. Quindi non c’è qualche libro  che sia più ispirato di un altro.

Nella Sacra Scrittura tutto è ugualmente ispirato, perché tutto è effetto della cooperazione di Dio con l’uomo, quindi ogni libro della scrittura è ugualmente ispirato.

IMPRONTE DIVINE

Se Dio è autore della Sacra Scrittura, questa deve essere parola di Dio ed essendo Dio infallibile, anche la sua parola deve essere immune da errore.

IMPRONTE UMANE

In ogni libro della sacra Scrittura si ritrova la personalità dell’agiografo con tutte le sue qualità, pregi e anche difetti (ad esclusione solo di ciò che si oppone alla verità e santità di dio).

L’agiografo, infatti, sotto l’azione divina (= ispirazione) fa uso delle proprie facoltà  e potenze in modo tale, che dal libro composto per opera sua tutti possano facilmente raccogliere l’indole propria di lui (stile, psicologia, cultura, tempo in cui è vissuto, comunità e condizioni di vita in cui si è trovato).

Tutto questo perché l’agiografo, sotto l’ispirazione si comportava come se lavorasse con le sole sue forze naturali (consultava documenti, raccoglieva materiali diversi e li adattava al suo scopo).

EFFETTI DELL’ISPIRAZIONE

Le prerogative della Sacra Scrittura, in quanto parola di dio scritta, sono la verità e la santità.

La verità esclude l’errore logico non lo sbaglio materiale dovuto all’imperizia dell’agiografo.

INERRANZA

Per in erranza biblica si intende quella proprietà della Sacra Scrittura per cui essa è, di fatto e di diritto, immune da errori nelle sue affermazioni autentiche qualunque ne sia l’oggetto.

INERRANZA IN MATERIA SCIENTIFICA

I rapporti tra Bibbia e Scienza si fondono su due principi, uno negativo e uno positivo.

Principio negativo. La Bibbia non ha lo scopo di dare insegnamenti di natura scientifica. Di fatti, lo scopo per il quale Dio ci ha dato la Bibbia è di insegnare la via che conduce alla salvezza; non si deve quindi considerare come un testo di scienze naturali.

Principio positivo. La Sacra Scrittura descrive i fenomeni scientifici come si presentano ai sensi, secondo le apparenze sensibili.

Essi, descrivendo un fenomeno scientifico, non intendono indagare l’intima natura, ma si limitano a notare ciò che appare ai loro sensi e ne parlano secondo il linguaggio corrente.

INERRANZA IN MATERIA STORICA

I principi fondamentali che reggono i rapporti tra Bibbia e Storia si possono ridurre a tre:

La Sacra Scrittura intende dare e dà realmente un insegnamento rispondente alla realtà storica.

I

Lo scopo della Scrittura è di guidare le anime alla salvezza eterna. Ora, mentre le scienze naturali non hanno alcun rapporto necessario con la nostra salvezza, l’ha invece la storia.

Così mentre per la nostra salvezza è indifferente che la terra giri intorno al sole o viceversa, non è indifferente che sia vero o falso per esempio, il racconto del peccato originale:se fosse falso  cadrebbe la dottrina del peccato originale su di esso fondata.

In realtà, mentre Dio nella Scrittura non da direttamente nessun insegnamento scientifico, ha invece manifestato direttamente in essa un buon numero di fatti storici che sono proposti alla nostra fede.

“Credo in Gesù Cristo, il quale nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto, discese agli inferi,il terzo giorno risuscitò da morte…”.

II

La Storia biblica è veridica (= oggettiva) anche se diversa da quella moderna.

Un tempo si pensava che la storiografia semitica in genere e ebraica in specie non trasmettesse i fatti secondo verità.

Questo pregiudizio è stato smentito dalla recente esplorazione dell’Antico Oriente.

Sarebbe però un anacronismo pretendere che la storia biblica risponda ai caratteri scientifici della storiografia come la concepiamo noi oggi.

Lo storico israelita usa le fonti che erano tramandate con grande fedeltà da una straordinaria tenacia di memoria.

Inoltre lo storico israelita usa spesso artifici e procedimenti redazionali caratteristici. Alcuni esempi:

Genealogie: alle volte compendia tutto un periodo storico, o, per ragioni di simmetria,         omette dei nomi (genealogie di Gesù).

Numeri:       usa numeri che hanno un valore convenzionale e approssimativo.

Cronologia: è spessissimo trascurata.

Fonti:           riferisce  discorsi altrui non testualmente, ma solo nella sostanza e a senso.

Questi e simili procedimenti rivelano un metodo imperfetto ma non impediscono che quanto lo storico riferisce corrisponda alla realtà storica.

III

Per interpretare rettamente i brani storici della Bibbia è necessario tener conto dei generi letterari in cui sono scritti.

I generi letterari sono forme artistiche di esprimere il pensiero, aventi caratteristiche e leggi proprie.

Diversamente dall’occidente, nel mondo orientale, ad ogni forma letteraria corrisponde un determinato contenuto.

Per ben capire ciò che hanno voluto significare con le parole gli antichi scrittori, è assolutamente importante conoscere il genere letterario che hanno usato.

L’antichità ha conosciuto vari generi letterari.

I principali sono: narrativo, didattico, drammatico.

Il genere narrativo poi comprende: la storia, la biografia, il romanzo, la parabola, l’allegoria, la leggenda, il mito, la favola…

LE NORME RELATIVE AI GENERI LETTERARI DELLA BIBBIA SONO:

1 – La verità storica non è uguale in tutti i generi letterari, ma dipende dall’indole propria di ciascun genere.

Altra è la verità di un racconto storico, altra quella di una composizione poetica, altra quella di una parabola.

2 – I generi letterari usati nella Sacra Scrittura si possono stabilire solo dopo un accurato confronto con le affini letterature semitiche.

Il più delle volte i generi letterari dell’Antico Oriente non coincidono con i nostri.       Di conseguenza quelli usati nella Scrittura vanno determinati solo dopo un confronto con le antiche letterature orientali.

ONESTA’ BIBLICA

L’onestà biblica non esige che la condotta dei personaggi della Bibbia sia sempre esemplare e santa: non le azioni dei personaggi biblici sono oggetto dell’ispirazione, ma il giudizio che ne dà lo scrittore ispirato, cioè Dio per mezzo suo.

L’onestà biblica non richiede neppure che l’atto giudicato onesto abbia il massimo grado di perfezione morale.

Particolare attenzione, dal punto di vista morale, meritano le imprecazioni e i racconti di azioni disoneste.

IMPRECAZIONI – Espressioni che augurano il male. Per es. i salmi imprecatori.

Queste imprecazioni sembrano espressioni di odio personale contrarie alla virtù della carità. Per capirle bisogna tenere presente che nell’A. T. era in vigore la legge del taglione. Era una legge dura, ma in sé giusta, perché basata sul principio, moralmente onesto, che la colpa deve essere adeguatamente punita.

Le imprecazioni si presentano generalmente non come sfoghi di odio personale, ma come invocazione a Dio perché compia la giusta vendetta secondo la legge del taglione.

AZIONI DISONESTE

Questi racconti si trovano specialmente nell’A. T.

Per giudicare dell’onestà morale di tali racconti occorre tener presenti i seguenti criteri:

  1. Un fatto raccontato non significa che è approvato.
  1. La lode generica di un personaggio non implica affatto l’approvazione di tutte le sue azioni.
  2. Bisogna tener presente che mentre i popoli occidentali usano un linguaggio eufemistico, i semiti molto spesso si esprimono realisticamente.

CANONE BIBLICO

I libri ispirati, per il loro carattere sacro, furono dapprima distinti dai libri profani e, uniti a poco a poco insieme, formarono la collezione di libri chiamata “canone biblico”.

Per “canone biblico” si intende, quindi, il catalogo ufficiale dei libri ispirati, i quali, per la loro divina origine, costituiscono la regola della fede e dei costumi.

Il criterio della canonicità è il medesimo che per l’ispirazione, cioè la tradizione apostolica della Chiesa.

Questa tradizione apostolica si manifestò fin dagli inizi della Chiesa, attraverso varie forme concrete:testimonianze dei Padri e degli scrittori ecclesiastici, citazioni di brani dell’A. T. e N. T. attribuiti a Dio, decisioni sinodali, lettura liturgica…

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IL VERO AMICO

Il vero amico non asseconda mai i difetti e gli errori dell’altro ma ammonisce e corregge…

Da “L’Osservatore Romano” di lunedì 8 agosto 2022 pag. 5:

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La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso?

La Santissima Trinità, essendo il mistero della vita intima di Dio, nessuno può conoscerla.

L’uomo, infatti, da sé, con la sola sua intelligenza può solo arrivare alla soglia dell’Essere Divino e avvertirne l’esistenza ma non riesce ad inoltrarsi oltre.

Se sappiamo che il Dio Uno è comunione di amore e si manifesta come Figlio e Spirito Santo lo dobbiamo a Dio stesso che si è fatto conoscere e si è manifestato per amore all’uomo.

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Verso una nuova cultura ecclesiale

Francesco Occhetta

Da “VITA PASTORALE” n. 4 del 2021

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Come presentare ai Bambini la Parola di Dio…

GLI AFFETTI E I SENTIMENTI DI GESU’ DI NAZARET

Leggendo i Vangeli Sinottici si nota una concorde attribuzione a Gesù di vere emozioni, sentimenti preoccupazioni e desideri; con grande frequenza ricorre il verbo σπλαγχνίζομαι = “avere o sentire compassione”.

La maggior parte dei sentimenti di Gesù riportati dai sinottici mettono in luce la sua compassione e la sua sofferenza: compassione per l’uomo, per le sue necessità materiali e spirituali; sofferenza di fronte al male, nelle sue varie forme: ipocrisia, ostinazione, incredulità, ignoranza.

Nel Vangelo di Giovanni, invece, è predominante il verbo “amare” (gr. ἀγαπάω). In Giovanni, tutta la vita emotiva di Gesù ruota attorno ai termini che indicano amore, amicizia, voler bene, richiamando il rapporto di amore fra il Padre e il Figlio come la sorgente da cui essi promanano.

Ma sono presenti anche altri sentimenti come l’indignazione, l’angoscia, lo spavento. Del resto, Gesù è vero uomo, dotato di tutto ciò che è insito nella natura umana. La costituzione pastorale Gaudium et spes, infatti, dice <<…il Figlio di Dio…ha lavorato con mani di uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo>> (GS 22).

Dai Vangeli effettivamente emerge un ritratto molto umano di Gesù: è capace di gioire e di piangere, di commuoversi e di arrabbiarsi, di indignarsi e di amare, di stupirsi e di sentire angoscia.

Egli stesso si è definito <<mite ed umile di cuore>> (Mt 11,29), ma è anche ardente di zelo quando scaccia con veemenza i venditori dal tempio.

La descrizione più ricca di sfumature delle emozioni e degli affetti di Gesù si trova nel Vangelo di Marco; Matteo e Luca sono più contenuti.

La compassione di Gesù

( σπλαγχνίζομαι – splanchnìzomai = avere compassione)

MARCO

E’ un verbo che Marco usa con una certa frequenza attribuendolo a Gesù e che nel suo significato profondo indica lo sconvolgimento delle viscere per qualcosa o per qualcuno.

Da tenere presente che nella mentalità semitica le interiora dell’essere umano (viscere e utero) sono sede dei sentimenti più profondi come la compassione e la misericordia.

  • Gesù e il lebbroso

(Mc 1,41): <<[Gesù] ne ebbe compassione…” (καθαρίσθητι).

Il moto interiore che parte dalle viscere porta Gesù non solo a guarire il lebbroso, ma anche a toccarlo. Ricordiamo che il Levitico lo proibiva (cfr Lv 13 14).

(Mc 1,43) Subito dopo la guarigione l’atteggiamento di Gesù cambia bruscamente: <<Ammonendolo severamente, lo cacciò via subito>> (εμβριμησάμενος… εξέβαλεν).

Con questo inaspettato atteggiamento Gesù vuole far capire la perentorietà e tassatività del comando di non dire nulla a nessuno. Infatti, l’aver disubbidito, ebbe come conseguenza che Gesù non poté più entrare pubblicamente in una città per la notizia che si era diffusa.

  • Le due moltiplicazioni dei pani

(Mc 6,34) Gesù alla vista della folla <<…ebbe compassione di loro …” (εσπλαγχνίσθη).

Le viscere di Gesù sono sconvolte a causa della folla che è disorientata e senza guida.

(Mc 8,2) “Sento compassione per la folla…” (σπλαγχνίζομαι).

Questa volta sono la stanchezza e la fame delle persone che toccano le viscere di Gesù.

  • Il padre del ragazzo posseduto dal diavolo

(Mc 9,22) “Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci” (σπλαγχνισθείς).

MATTEO

  • (MT 9,36) <<Vedendo le folle, ne sentì compassione…>> (εσπλαγχνίσθη).

La compassione di Gesù è per la stanchezza e lo smarrimento delle folle…

  • Guarigione dei due ciechi

(Mt 20,34) <<Gesù ebbe compassione,…>> (σπλαγχνισθείς).

LUCA

  • La madre vedova

(Lc 7,13) <<Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e disse…>> (εσπλαγχνίσθη).

Da questo sconvolgimento interiore nasce la risurrezione del giovane, figlio unico di madre vedova.

Da tutte queste considerazioni possiamo concludere che la compassione di Gesù non è soltanto una momentanea emozione ma uno stile, un tratto stabile caratteristico della sua affettività nel rapportarsi con le persone.

Gesù ama

(Dilexit eum – εμβλέψας αυτώ ηγάπησεν αυτόν )

Solo Marco, tra i sinottici, parlando del giovane (Mc 10,13-34) che chiede a Gesù cosa deve fare per avere la vita eterna, mette in risalto una nota affettiva usando il verbo agapao (amare).

Dietro alle parole di Gesù noi conosciamo i suoi sentimenti nei confronti di quest’uomo.

Gesù, infatti, lo invita ad una sequela radicale, perché lo ama profondamente e, in un certo senso, lo vuole liberare dalle inquietudini che lo attanagliano e dalle catene del possesso dei beni materiali.

Emozioni di segno negativo

Nei Vangeli troviamo anche che Gesù ha avuto delle emozioni che potremmo considerare eccessive.

  • Guarigione della mano inaridita

(Mc 3,5) <<…con indignazione, rattistato per la durezza del loro cuore, disse…>>.

Gesù entra in contrasto con i suoi oppositori adirandosi (circumspiciens eos cum ira – περιβλεψάμενος αυτούς μετ’οργής) – e si rattrista (contristatus…, συλλυπύμενος) per la loro ostinazione e irremovibilità.

  • A Nazaret sua terra natale

(Mc 6,6) <<Si meravigliava della sua incredulità>> (Et mirabatur…- καί εθαύμαζεν).

Il suo essere Figlio di Dio, che conosce quello che gli altri pensano, non gli impedisce di stupirsi davanti a chi si oppone alla sua missione.

  • Effatà, cioè Apriti

(Mc 7,34) <<[Gesù] guardando verso il cielo, emise un sospiro…>> (…ingemuit – εστέναξεν).

Il sospiro di Gesù è legato alla preghiera che porta alla guarigione.

  • Perché questa generazione chiede un segno?

(Mc 8,12) <<Ma [Gesù] sospirò profondamente e disse…>> (Et ingemiscens spiritu…- αναστενάξας).

In questo caso Gesù sospira perché infastidito dall’incredulità dei farisei.

  • Lasciate che i bambini…

(Mc 10,14) <<Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse…>> (indigne tulit… – ηγανάκτησεν).

Gesù si irrita con i discepoli perché respingono coloro che vogliono presentargli i bambini…

In altre occasioni non compare un’indicazione esplicita dell’emozione che caratterizza l’azione di Gesù, ma la si può facilmente intuire dal contesto:

  • Gesù scaccia i venditori

(Mc 11,15) <<Entrato nel tempio, si mise a scacciare (Eiicere – εκβάλλειν) quelli che vendevano…; rovesciò (eversit – κατέστρεφεν) i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe…”.

Altre volte sono le severe parole pronunziate da Gesù che fanno supporre la presenza di una forte emozione.

  • Macina da mulino

(Mc 9,42) << Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli…è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare>>.

Le reazioni emotive e la realistica immagine di Gesù

Nel Getsemani

(Mc 14,33-36) <<Prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura ed angoscia. Disse loro:la mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate…allontana da me questo calice>>.

Gesù avverte solitudine ed angoscia! Desidera compagnia! E’ atterrito e turbato e l’intensità della sua afflizione lo porta alla tristezza fino alla morte!

L’evangelista Luca descrivendo il dolore di Gesù aggiunge un dettaglio significativo: la sofferenza di quella notte lo conduce fino all’ematidrosi (sudare sangue) (Lc 22,44).

Lacrime e gioie di Gesù

Tra i sinottici solo Luca ci presenta Gesù che piange alla vista di Gerusalemme:

(Lc 19,41) <<Quando fu vicino alla vista della città pianse (flevit super eam… – έκλαυσεν) su di essa>>.

Gioia per un solo peccatore che si converte

  • (Lc15,7) <<Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte…>>.

Gesù invita a gioire!

  • (Lc 10,21) <<In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo>>.

E’ Gesù stesso ad esultare e quindi possiamo immaginare il suo sorriso.

<<Chi segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo>> (GS 41).

Infatti, seguire Cristo, vero Dio e vero uomo, vuol dire conformarsi a lui, diventandogli simili anche nelle emozioni e negli affetti che interpretano quanto avviene nel mondo.